detta così, per carità, sembra pure positiva. non sembra ci sia nulla di male nel voler far bene le cose. studio, lavoro, vita in generale. il problema è quando si esige la perfezione. o peggio ancora quando non si sopravvive senza di essa. per me è un problema legato alle mie insicurezze. non so cosa mi faccia pensare che se sono la migliore in qualcosa gli altri mi vorranno più bene. è un controsenso. in primo luogo perchè chi riesce bene in qualcosa è in linea di massima la persona più detestata, mentre la nostra vanità è soddisfatta da chi ogni tanto incontra qualche fallimento, e ci sentiamo più solidali con questo tipo di persone apprezzandole di più (si, siamo un genere davvero meschino). secondo, perchè sono giunta alla conclusione che l'essere umano ha una maggior tendenza a criticare che ad apprezzare. in parole povere: se non troveranno fallimenti da criticare, si cercheranno qualcos'altro, e sta pure certa che lo troveranno. però questo desiderio di essere la migliore è davvero frustrante e pericoloso. non so perchè io non possa semplicemente essere fiera di me stessa e dei miei sforzi, consapevole di aver dato il massimo, di non aver niente da rimproverarmi e poi il risultato sarà quel che sarà. no. io devo sempre avere il massimo. non solo il massimo, ma anche quella distinzione particolare che ti rende diversa e speciale rispetto agli altri. si, sono egocentrica, narcisista, vanesia, e tutti gli aggettivi con cui vorrete chiamarmi. ma non trovo altri modi per dimostrare a me stessa che valgo qualcosa. non riesco a vedermi coi miei occhi, per cui devo osservarmi e analizzarmi attraverso gli occhi degli altri. e, con le dovute eccezioni, a quanto pare non sono in molti ad amare quello che vedono in me. è così. si dice sempre che gli altri non possono amarti se tu per primo non ti vuoi bene. e questo è il nocciolo della questione. ma tutto si trasforma in un circolo vizioso, io non riesco ad accettarmi se non vedo nulla di buono in me, e non vedo nulla di buono in me se non me lo conferma una fonte esterna. cioè, gli altri. e dirò di più, non ho più nemmeno una gran fiducia nei rapporti umani. forse sbaglio a giudicarli così severamente, magari sono cieca di fronte alla sincerità e la confondo con ipocrisia e opportunismo, so solo che l'interazione tra le persone certe volte mi fa venire voglia di urlare di rabbia. mi sembra di essere capitata in mezzo a un mondo che non è il mio, con parametri e valori per cui il mio cervello non è assolutamente programmato; detto più prosaicamente, mi sento un pesce fuor d'acqua. e tuttavia, essendo così insofferente e indifferente ai rapporti d'amicizia (con le dovute eccezioni) sentendo così acutamente la differenza tra me e loro non riesco comunque a spogliare la loro opinione di ogni valore. anche la persona che detesto di più ha un notevole potere su di me: può ferirmi con il suo sguardo impietoso e critico. anche se non tengo in nessuna stima le opinioni di qualcuno, mi interessa comunque che quel qualcuno abbia stima di me. e ciò è stupido, irrazionale, folle, e davvero poco intelligente, lo so.
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