sabato 28 febbraio 2009

funzione temporanea.

credo che questo spazio assolverà la funzione temporanea di raccolta dati. non so perchè ogni tanto sento il bisogno di ripartire da zero, di una tabula rasa, di un angolo impenetrabile di cui nessuno conosce l'esistenza. e al tempo tempo stesso sento il bisogno di metterlo in pericolo, questo spazio: di giocare sul filo del rasoio e vedere fino a dove posso spingermi, quanto posso concedere senza rischiare tutto, quanto sono brava a salvare le apparenze. non è poi questa gran cosa. il bello è che non ho un motivo particolare per farlo. solo un senso di affinità, curiosità, ma nessun doppio fine. non voglio ferire nessuno, non voglio mentire a nessuno. solo che in certi momenti si ha bisogno di stare soli. soli con se stessi, seguire totalmente i propri impulsi anche e soprattutto quando non si possono giustificare a parole...siamo così strani, a volte. da una parte così irrimediabilmente aggrappati alla nostra razionalità, ci crogioliamo spesso in quanto siamo legati alla realtà e quanto ci assorba la riflessione sul mondo e le persone che ci circondano...e poi scopriamo che tutto questo può essere spazzato via in una frazione di secondo da un puro istinto, da una sensazione, da quella voce che ti dice prima in sordina di fregartene di tutto e fare quello che senti di dover fare, poi cresce sensibilmente fino a urlare e coprire ogni altro suono. spezza ogni legame con la razionalità, col buon senso, con la necessità di sicurezza, con la preoccupazione di salvaguardare quello che si ha. così, dal nulla, senza tanto preavviso. segui l'istinto e basta. ti prende per mano e ti trascina via, e se anche puoi razionalmente metterlo a tacere, finchè non lo accontenti lo sentirai sempre battere in sottofondo, sai che visceralmente lo sentirai sempre presente. cuore o cervello? la dicotomia più vecchia del mondo. impossibile capire chi vincerà, impossibile stabilire chi dei due ha il primato. eppure dovrebbero solamente procedere sullo stesso binario, accordarsi in maniera armonica, dato che sono entrambi parte inscindibile dell'uomo.invece si fanno guerra anche troppo spesso.o almeno, per quanto mi riguarda, più spesso di quanto riesca a tollerare. e poi perchè decidere di andare contro tutto ciò che è razionale, rischiare fino al momento in cui si cade e poi iniziare a dirsi 'te l'avevo detto?' perchè seguire prima istinto finchè non si è poi obbligati a scegliere il cervello, e rinnegare quello che si è fatto precedentemente? forse è solo un'ennesima forma di autolesionismo presa alla larga.

venerdì 27 febbraio 2009

sono qui.

sono qui, a migliaia di chilometri da casa. sono qui, in terra straniera. provo a studiare, a relazionarmi con gli altri, a soffocare la nostalgia. ad oltrepassare le barriere della lingua, a spingermi oltre quelli che ho sempre ritenuto i miei limiti personali. non so come finirà. so che ogni giorno porta con sè alti e bassi, come una marea, come un fiume in piena che travolge tutto quando meno te lo aspetti. perchè sto scrivendo qui?non lo so. l'impulso di scrivere è sempre stato troppo forte, da quando avevo quattordici anni. fogli, diari, computer, block notes, qualsiasi cosa mi capitava a portata di penna. a scuola, durante le lezioni, in vacanza, a casa. perchè quando non sei molto brava con le parole, devi pur far uscire i pensieri da qualche parte. non puoi chiuderli a chiave e fingere che non esistono, rischiare di implodere per la forza della ragione, per la sua capacità di porti davanti a problemi, interrogativi e paranoie che credevi non esistessero neppure. e nel momento in cui riesco a dare forma ai pensieri, perdo anche la capacità di esporli in maniera organica e lucida. una cosa segue l'altra, un argomento segue l'altro, solo l'innato bisogno di scrivere. senza costrizioni, senza dover spiegare niente a nessuno. se solo io capisco il nesso logico, poco importa. è una sorta di terapia, per una che ha imparato sulla propria pelle a quali conseguenze arriva quando non riesce ad aprire la valvola di sfogo. e allora continuo a buttare pensieri incatenandoli in parole che saranno sempre inadeguate ad esprimerli come vorrei, cercando di arginare quel flusso continuo che irrompe da una piccola feritoia che fa del suo meglio per contenerlo, ma è destinata a cedere. e qui il flusso si fa sempre più forte, la solitudine certe volte è gradita compagna, altre volte è assordante e spietata nel ricordarti che non sei dove sono le tue radici, che non hai tutto quello a cui eri abituata a portata di mano...che forse a volte le parole dette a distanza possono essere fraintese, o a volte è semplicemente la faccia di un altro essere umano davanti alla tua a frenarti...invece quando scrivi è forse l'unico momento in cui puoi essere te stessa.
Soe