domenica 27 dicembre 2009

another year over, and a new one just begun.

i giorni scivolano via veloci, tra cene, auguri e città addobbate di luci. mai come quest'anno ho sentito poco il natale. sono stati giorni difficili. giorni in cui ho pianto, ho urlato, sono ricaduta in vecchi vizi che sono duri a morire. non posso fare altro che andare avanti e resettare per l'ennesima volta il contatore, sperando che prima o poi almeno trecentosessantacinque giorni li raggiunga. ed ora un altro anno è alle porte. non sono per niente brava a fare bilanci, la mia memoria ha imparato in tenera età a diventare altamente selettiva, per cui non ricordo praticamente nulla di quest'anno passato che sia degno di nota. non so dargli una valutazione, non so dire per quale motivo lo ricorderò. non credo ci sia stato nulla a segnarlo profondamente e indelebilmente. ma so cosa posso augurarmi per questo 2010. vorrei sentirmi più parte del resto del mondo, non avere sempre la sensazione di essere stata catapultata direttamente da marte. vorrei sentirmi al pari di chiunque, non dubitare così tanto di me stessa, risolvere alcune questioni in sospeso della mia vita. crescere, capire, imparare dai miei errori. vorrei riuscire a perdonarmi più facilmente, non immediatamente, ma dopo un ragionevole lasso di tempo. capire come chiudere certe porte del passato, come far rientrare tutti gli scheletri al loro posto e lasciarli là dove possono solo prendere polvere. mi piacerebbe anche continuare quanto di buono sono riuscita a fare finora; rendere orgogliose di me le persone che amo, rendere me stessa un pochino più fiera di me, credere a quel qualcosa che forse mi riesce bene. riuscire a ritrovare un equilibrio, e soprattutto quello che ora mi appare più difficile fare: venire a patti con tutti i rimpianti e le rinunce che ho dovuto fare a favore di qualcosa di più grande e importante, essere serena nonostante alcune mancanze brucino dentro come fuoco vivo e in certi momenti mi tormentino fino a togliermi il fiato...
vedremo quanti di questi desideri andranno in porto.
ovviamente, buon anno.

mercoledì 2 dicembre 2009

what if...

prossima ad un discorso probabilmente incomprensibile e insensato. i social network sono il modo migliore per rintracciare persone con cui hai condiviso parte della tua vita, e poi le riscopri con famiglia, marito e figli. o anche senza questo, ma con una vita già avviata. casa, convivenza, lavoro. e io? io mi sento indietro. io mi sento come se a ventisette anni vivessi la vita di una ventenne. e ho paura di non arrivare mai in tempo a tutte queste cose. certo, lo so che ci arriverò, ma...mi sembra già tardi. lo voglio già da troppo tempo, eppure non ci arrivo mai e mi sembra impossibile che mai ci approderò. e quindi comincio a guardarmi dietro e a chiedermi quanto tempo ho sprecato, se veramente doveva andare così, secondo la mia personale e fatalista visione del percorso umano. ma oramai che posso farci? so bene che tutto è stato una concatenazione di eventi tale che se anche qualche anno fa avessi terminato il primo percorso universitario non avrei comunque avuto ancora accanto la persona meravigliosa che ho ora..insomma, non ci sarebbero stati tutti i tasselli del puzzle. eppure...non posso fare altro che chiedermi perchè per me sia dovuta andare così, insieme a tante, tante altre cose di cui non mi va di dilungarmi qui. mi sento eternamente bambina, vorrei solo che anagraficamente la mia età corrispondesse alla vita che sto vivendo, ma poi cosa cambierebbe, alla fine? dovevo comunque compiere lo stesso percorso, per arrivare ad ottenere quello che ho adesso. eppure....eppure non riesco a reprimere un moto di invidia quando vedo certe cose...come se quelle persone avessero preso le redini della loro vita in mano fin dall'inizio, e io fossi ancora allo sbando. ma indietro non si torna, per cui posso solo andare avanti. aggrapparmi a quello che ho e sperare di sentirmi presto un pò più stabile. e di ottenere ciò che voglio.

sabato 28 novembre 2009

non ci sono parole.


Quando ci si scontra con l'orrore, tutto il resto passa in secondo piano. ed è difficile rimanere indifferenti a tutto questo. a questa parte della nostra storia che dovrebbe non solo farci arrossire di vergogna ma anche torcerci lo stomaco dal disgusto per quanto in basso l'essere umano possa scendere. il libro è, come l'autore della prefazione lo definisce, esattamente un 'pugno nello stomaco'. di quelli che ti stendono, ti mettono a k.o. per settimane. di quelli che, purtroppo, passeranno comunque troppo in fretta. come tutti, anche io ho sempre riflettuto sulla tragedia dell'Olocausto e cercato di leggere romanzi inerenti al periodo. ma questo...solitamente abbiamo una sorta di difesa mentale, credo, che prende atto della tragedia, dell'inumanità, del dolore sordo e profondo e dall'altra parte lo spoglia di tutto ciò che è umanamente inaccettabile. perchè oltre una certa soglia, non si può proprio andare. l'immaginazione si ferma, l'immedesimazione si rifiuta, la cosapevolezza vacilla. esiste un limite che è oggettivamente valido, sembra quasi che oltre quello le capacità fisiche del nostro cervello vengano meno.
questo libro ti prende per mano e ti fa saltare oltre il limite dalla prima pagina. ti scuote dalle fondamenta, ti trascina dove la mente sembra rifiutarsi di registrare le informazioni che leggi. è vero, è reale, è accaduto. e ti dimostra che al peggio non c'è mai fine. che forse veramente ci sono occasioni in cui la lingua inciampa nel definire 'esseri umani' dei veri e propri boia, chiaramente mentalmente disturbati, che hanno osato fare tutto questo. questi orrori che fanno accapponare la pelle e che sono impossibili da immaginare realmente. e che sono stati pure programmati. è inconcepibile, e al tempo stesso dovrebbe essere data come lettura obbligatoria a certe persone. perchè è incredibile, e scoinvolgente fino all'inverosimile, ma purtroppo a noi esseri umani veri lo shock funziona da miglior deterrente. col ragionamento non ci arriviamo. e vorrei, vorrei tanto che le persone che si sentono magari fighe e alternative a rispolverare vecchie guardie si chiedano se davvero hanno capito cosa significavano. se hanno provato a immaginare come sarebbe stata la loro vita in quel contesto, se hanno capito il livello inimmaginabile e inconcepibile di orrore e dolore che ha segnato anche i sopravvissuti per il resto della loro vita; la crudeltà, lo spogliare le persone di ogni dignità fino all'ultimo tratto distintivo che consideriamo scontato: il loro essere umani. l'arroganza profonda di ergersi a giudici ed esecutori, il gusto della tortura e dell'infliggere sofferenza, solamente sulla base di una pseudoideologia assurda. vorrei tanto che provassero a pensare cosa succederebbe se per ipotesi, qualcuno si svegliasse domani e decidesse di attuare lo stesso programma di 'epurazione' verso la classe sociale, religiosa o umana a cui questi neofanatici appartengono. se hanno mai minimamente provato a immaginare come sarebbe essere dall'altra parte, e che potrebbero tranquillamente trovarvicisi senza preavviso.
per questo quando sento una qualsiasi forma di intolleranza o razzismo, mi si contorce lo stomaco. specialmente nel calcio, ultimamente, si cantano cori razzisti come fossero filastrocche. non se ne rendono conto?è così, che comincia. e ho il sospetto che ancora troppa gente non se ne renda conto. anche perchè se ne avesse consapevolezza, probabilmente fuggirebbe a gambe levate.

lunedì 2 novembre 2009

autocontrollo

forse il fatto che mancano circa dieci giorni (arrotondando per eccesso) alla mia laurea dovrebbe servire a spronarmi, credo. dovrei aprire quelle stramaledettissime trenta pagine e tirarne fuori un discorso sensato. dovrei essere contenta che tutte le mie coinquiline sono fuori così posso studiare tranquillamente in casa. eppure ancora una volta la voglia è pari a zero. sto cazzeggiando come sempre. più tardi devo pure uscire, e piove che dio la manda. acqua alta domani? bah, altamente probabile. l'atmosfera in casa è tornata alquanto vivibile, l'abbassamento della nevrosi sotto il livello di guardia e una bella serata fuori con degli amici dopo mesi di languore hanno contribuito a rinsaldare il mio autocontrollo. spero che questi mesi passeranno in fretta. per quanto sia vagamente noioso girare per venezia con una caviglia d'acqua (o per lo meno dovrebbe esserlo, ma per me ancora il fascino della novità non si è estinto) è ancora più noioso dover poi farsi pure i 20 minuti di autobus. tanto più che questa non è la mia città. non la sento tale, non sento feeling. dovrò comunque accontentarmi del poco tempo che passo a lezione, in attesa di tempi migliori. il mio autocontrollo ferreo non mi riesce ancora a trascinare via da questo computer verso quelli che sono i miei doveri di laureanda...e poi possibile non essere ancora riuscita a chiamare in segreteria per sapere il mio voto di partenza?? (conoscendomi, poi...)non vedo l'ora passi novembre, oltre ad essere triste e piovoso ci sono anche troppe cose a cui pensare.

martedì 27 ottobre 2009

intolleranza.

non è solo una questione di intolleranza. non dipende solo dal fatto che manca completamente la cognizione del rispetto umano nella convivenza. non è perchè non sei in grado di fare mezzo passo senza cozzare contro qualcosa, perchè sei la regina della disorganizzazione, perchè mentre io dormo beata devo svegliarmi perchè tu sbatti armadi e cassetti come se fossi sola. non è nemmeno solo perchè mi hai occupato mezzo cassetto col tuo quintale di roba, perchè il tuo stendino perennemente strabordante di panni ha stazionato più di due settimane in camera da letto, non perchè fai otto lavatrici e quindici docce al giorno....ok vabbè, forse l'inghilterra mi avrà fatto male, ma mi ritengo pulita anche con una doccia al giorno e basta..non è nemmeno il tono di voce di quattro ottave sopra la norma, il chiacchierare ininterrotto che penetra nel cervello per ore senza sosta finchè il mio unico neurone già sensibilmente provato dallo studio invoca pietà con le lacrime agli occhi, nè perchè mi svegli nel cuore della notte perchè parli, ridi, piangi anche nel sonno (!!!). giusto: apriamo un capitolo sulla notte: iniziamo dalle quattro-otto visite notturne al bagno, accompagnate ovviamente dall'urto (nemmeno silenzioso poi!!) di tutti i quattro mobili in croce della camera, o dalla danza della lucetta notturna che si protrae ogni sera per almeno quindici minuti perchè ancora dopo un mese non sei riuscita a trovarci una sistemazione adeguata e soprattutto mantenerla??o del fatto che la tua empatia per il genere umano ti porta a considerare che dopotutto se sei sveglia tu non vedi perchè gli altri debbano dormire, per cui via di cose urtate, rovesciate, sbattute, scartate, e chi più ne ha più ne metta? e ti dirò, forse non sono nemmeno le risatine sceme, i versetti, le imprecazioni degne di una suora (credimi, ogni tanto dire 'che cazzo' invece di 'perbaccolina' è profondamente liberatorio...)le smorfiette, le canzoncine storpiate,i mugolii senza senso e le filastrocche idiote...ok forse ripensandoci tutto questo è un buon sessanta per cento. ma c'è altro: c'è che io ho sempre amato venezia. e non so perchè mi son fatta convincere a non andarci. la paura di restare sola come in inghilterra mi ha frenato troppo. io voglio girare tutte le calli, conoscerla come le mie tasche una volta per tutte. perchè è sempre stata la città dove avrei voluto vivere, quella che più adoro, di cui non mi stanco mai. e non mi interessa se la sera non c'è niente da fare. non è che qui faccia poi molto di più. non è che tenga particolarmente a far comunella con te e i tuoi compari. ed è mille volte più allettante la prospettiva di rimanere comunque sola, se rimango sola a venezia. morale della favola: il prossimo anno (e se capita pure prima) levo le tende da qua.

domenica 18 ottobre 2009

'cause you're perfect.

la perfezione non è di questo mondo. perchè cercarla instancabilmente?non sono le persone senza difetti a risultare più simpatiche o amate; spesso anzi la perfezione irrita, genera invidia, risentimento. allora perchè ricercarla continuamente? perchè se non ottengo la superiorità non sono nemmeno sicura dell'accettabilità e della sufficienza diciò che ho fatto? so solo che vorrei sentirmi sullo stesso piano di altre persone, e non ci riesco. per certi versi non riesco a contare su me stessa, e Dio solo sa quanto vorrei cambiare. quanto vorrei poter andare avanti incurante del resto, fidandomi solo della mia capacità di valutazione. eppure sono sempre stata troppo critica, verso me stessa e verso il resto del mondo. non mi do fiducia, non mi approvo. ho sempre bisogno di conferme esterne, e questa ricerca di conferme esterne mi spinge a cercare di salire sempre il gradino più alto. ma perchè poi? nessuno mi vorrà più bene o sarà più felice di avermi vicino solo perchè riesco sempre a raggiungere quello che per me rappresenta la perfezione. anzi, è più probabile ottenere l'effetto opposto. ma è poi proprio vero che il carattere si può cambiare? alcuni angoli possono essere smussati, indubbiamente, ma altre caratteristiche forse rappresentano la vera essenza di noi stessi, della nostra tipicità, che forse sarebbe ingiusto (e impossibile) snaturare. ne consegue quindi la condanna a convivere con quelli che consideriamo i nostri difetti. ma lo sono poi davvero? dove sta scritto cosa è giusto e cosa è sbagliato? e anche qui entra in gioco la capacità di accettarmi per come sono. perchè ricerco sempre il primo posto, perchè la perfezione, perchè non basta la coscienza pulita di chi sa di aver dato il massimo senza per forza avere riconoscimenti esterni (e magari senza neppure riuscirci)? non è la perfezione che ti fa sentire amato. è anzi più probabile che ti faccia terra bruciata attorno, considerata la natura umana. eppure per sopperire alle altre mancanze, qualcosa devo pur ottenerla. non riesco a farne a meno. sarà sempre così, comunque vada.

martedì 6 ottobre 2009

fed up with everything.

stanca di tutto, ma principalmente di come va questo mondo. di come si lamentano dei giovani, senza dargli l'opportunità di crescere e mostrare quanto valgono. di come giudicano senza capire, di come le persone ti debbano inevitabilmente deludere perchè non sono mai come pensi. di come si sentano continue critiche sul fatto che noi giovano non ci impegnamo, non sappiamo cosa siano umiltà e sacrificio: ma poi quando mettiamo anima e cuore in qualcosa troviamo solo strade sbarrate. perchè, come al solito, chi trova le vie traverse, chi imbroglia, chi va avanti 'tanto per' non incontrerà mai il minimo problema. chi invece cerca inutilmente di seguire le regole, di metterci dedizione, rispetto e sacrificio...lasciamo perdere. è dura cercare di conservare la propria integrità contro il mondo, è una fatica estenuante perchè il paese in cui viviamo non si limita a spingerti a fare l'opposto, ma addirittura ti gratifica se lo fai. sono profondamente delusa, immaginavo un epilogo totalmente diverso e anche se so che è stupido ogni volta che ci penso mi salgono le lacrime agli occhi e mi passa la voglia di metterci tutto l'impegno che abitualmente ci metto. ho solo voglia di chiudere questo capitolo della mia vita, e come al solito tutte le aspettative che ho nutrito in questi anni (anche a causa del mio percorso, che mi ha portato a credere di non arrivarci mai) saranno sicuramente deluse. l'ho immaginato come uno dei giorni più belli e gratificanti della mia vita, intorno a me vorrei vedere solo gioia e soddisfazione, invece so che andrà diversamente. e anche se andasse bene, vivrò con l'ansia tutta l'attesa. un grazie all'Italia per la sua innata capacità di rovinare ogni cosa, in ogni occasione.

domenica 20 settembre 2009

crap.

siamo così formati da una rete di equilibri che basta pochissimo per sballarci. basta poco per sentirsi sopraffatti da una marea di emozioni, per sentirsi come se i tuoi recettori si fossero svegliati solo ora. sento le sensazioni amplificarsi, ognuna di esse è in grado di travolgermi. la malinconia diventa incontrollabile tristezza, il nervoso diventa rabbia e furia. ma misteriosamente queste amplificazioni, questo aumento esponenziale non coinvolge mai allegria, speranza, gioia di vivere. mi sento un pesce fuor d'acqua per motivi che non sarei in grado di spiegare con parole coerenti. sono talmente radicati che oramai mi sembra siano intrecciati dentro di me, inscindibili e indefinibili a parole. so che questo è solo un momento, so che l'ansia per i cambiamenti che mi investiranno in poche settimane è abbastanza alta, che tutto tornerà nei soliti binari. che ci si abitua a tutto, che i giorni voleranno e in men che non si dica ritroverò la solita routine ad aspettarmi. ma per ora trovo solo la routine di pensare sempre alle stesse cose, di porsi sempre le stesse domande, di darsi sempre le stesse risposte. e l'unica via di fuga è aprire il portatile, venire qui e dare libero sfogo ad un fiume di parole incoerenti, insignificanti, che non avranno senso per nessuno eccetto me forse. perchè non ho nulla da nascondere, e forse l'unica difficoltà sta nel fatto che se non l'hai mai provato è difficile da capire e spiegare; cioè il vero lato terapeutico della mia vita è lo scrivere in sè, non cosa scrivo. perchè dove la mia mente, in certi momenti, non può arrivare alla completa elaborazione, arrivano le parole. ed è indescrivibile la sensazione di lasciarle andare ad una ad una, senza costrizioni, senza regole, senza dover rendere conto a nessuno. forse l'unica parte della mia vita in cui riesco a ignorare il giudizio degli altri. per questo amo leggere. per questo una buona scrittura esercita un fascino incrollabile per me, totalmente indipendente dalla persona che la produce. perchè se sei stato spesso solo, se non hai provato le infinite chiacchierate con le amiche...beh, scrivere acquista tutt'altro significato. ecco, già mi sento molto meglio.

mercoledì 16 settembre 2009

esausta

esausta fisicamente ma anche dentro. esausta di pensare a mille cose, che poi io a prendere tutto con filosofia non sono mai stata capace. sono stanca di svegliarmi con l'incastro di cose e pensieri nella testa, di intuire cosa possano volere gli altri da me. di capire cose non dette, e fare affidamento solo su ciò che ritengo sia giusto. perchè non sono brava a credere in me stessa. all'orizzonte si prospettano i miei soliti demoni, le mie insicurezze storiche, le vecchie paure...tra meno di una settimana dovrò affrontare di nuovo un nuovo ambiente, interamente da sola. ho paura, non posso negarlo. e la paura del sociale non è l'unico timore che ho, ho anche paura di non essere all'altezza di quello che voglio essere. oggi mi ritrovo qua a scrivere, e pure in maniera particolarmente contorta, cercando di seguire un treno di pensieri che è già sparito per lasciare posto al successivo. non so cosa mi aspetta, i prossimi mesi. sono emozionata, ovviamente, ma mi ritrovo per l'ennesima volta terrorizzata dalla prospettiva di camminare solo sulle mie gambe. è come se tutte le cose di cui ho sempre avuto timore si siano riunite tutte a venezia. so che posso affrontarle, ma certe volte mi sembra...mi sembra di essere esausta. di cercare un modo per lasciarmi tutte le pressioni alle spalle, almeno per qualche ora. di non voler più crescere, di non voler diventare adulta con tutte le responsabilità e i 'dover essere' in un certo modo. forse perchè ancora dentro mi sento immensamente bambina. ma a livelli inimmaginabili. ho compiuto ventisette anni dieci giorni fa e mi sento come se ne avessi sedici. ogni tanto vorrei poter staccare tutto e fermarmi.in certi momenti non sopporto più di pensare, incastrare, organizzare e programmare..e soprattutto non sopporto più di dovermi chiedere se ce la farò. è quella la parte più difficile. svalutarmi sempre e costantemente, avere continuamente bisogno di conferme esterne, di desiderare la vita degli altri, di sognare di essere diversa, di poter vivere tutto quello che loro vivono. di poter sentire i brividi che loro sentono, di poter osare quello che loro osano. vorrei uscire dalla prigonia di questi schemi prima che mi portino a non tollerarli più. so di essere partita da una cosa per poi concludere in un'altra, ma come al solito mi risulta difficile mettere dei paletti e incanalare i pensieri. perciò li lascio defluire fuori e basta, e in fondo sono felice che mi basti scrivere nella vita per girare la valvola che abbassa la pressione, invece di dover ricorrere ad altri metodi.

domenica 2 agosto 2009

summertime.

è scoppiato il caldo un pò ovunque, e come ben si vede in giro ha portato a un forte assenteismo dai blog (compreso il mio) per cui vorrei solo fare un breve punto della situazione tanto per aggiornarci un pò.

-tesi: sono arrivati un pò di libri, per cui passo le giornate a leggere, tradurre, schematizzare e capire come impostare il lavoro. la mia relatrice è in cina e penso fino a lunedì non potrò ricontattarla, per cui spero di avere già abbozzato qualche idea prima di riparlarci.

-specialistica: dopo giorni di ragionamenti e approfondimenti vari, ho un colloquio di orientamento fissato per il 26 a venezia e ci stiamo muovendo per trovare una camera doppia a mestre; la condividerò con una ragazza della mia facoltà. ammetto che le mie fantasie romantiche mi portavano a voler vivere a venezia proprio, ma lei ha il suo ragazzo che abita a mestre ed ha preso la prima laurea a venezia, perciò mi ha detto che comunque a mestre ci sono tutti gli studenti, e la sera c'è più da fare se si vuole uscire. inoltre preferisco rimanere vicina a loro in modo di avere già un gruppetto e non rimanere sola, e infine (ma avrei dovuto citarlo come motivo più importante, perchè di fatto lo è) venezia costa mooooolto di più. per cui inizia la ricerca.

altre novità non le ho, un paio di volte la settimana stacco dai libri e vado al mare, finalmente dopo anni di stagioni estive sono di nuovo bella abbronzata e mi godo il relativo relax. ovviamente non vedo l'ora di cominciare l'avventura in laguna, ma come è successo per leeds so che il giorno della partenza arriverà fin troppo velocemente.

mercoledì 22 luglio 2009

destino.

forse a volte le cose vanno perchè devono andare. forse ciò che siamo, ciò che saremo, lo determiniamo con un lungo intreccio di scelte che ci appaiono più o meno casuali, ma che effettivamente hanno rallentato o accellerato la nostra vita per poi portarci al punto giusto nella situazione giusta. non penso di credere nel destino, o forse non ho un'opinione in proposito e non mi curo di averla. però ogni tanto volgo lo sguardo indietro e sorrido. sorrido perchè quello che appare come un percorso personale lievemente tormentato ed indeciso (almeno fino a tre anni fa) mi ha condotto a quella che sembra la mia strada, mi ha affiancato una persona specialissima, mi ha portato a chiudere il cerchio esattamente dove volevo iniziarlo. forse non si tratta di una questione di good-time delle mie scelte e delle mie esperienze. forse non sono stata io ad essere portata qui da loro. forse sono stata io a gestire tutto. a prendermi più tempo per una cosa per cui evidentemente non ero ancora pronta. a fare delle rinunce perchè i tempi non erano maturi. ed ora sono qui. sul punto di concludere un percorso che sembrava fosse destinato all'abbandono e iniziarne un altro che mai, mai avrei immaginato per me. ma non ero in grado di immaginarlo. mi mancava la fiducia in me stessa, il credere che anche io posso farlo. mi serviva toccare quello che io ho considerato il fondo e risalire. e cominciare a fregarmene del fatto che molte personeintorno a me non mi ritenevano in grado . avevo bisogno di uscire dal limbo di mediocrità in cui mi ero autorelegata dopo aver ascoltato troppo le parole degli altri e dopo una sequenza di tiepide esperienze, di una vita senza infamia e senza lode. insomma, tutto questo per dire che credo di essere felice. vedo la nebbia diradarsi, riesco a plasmare il mio futuro e mille volte al giorno ringrazio di avere trovato esattamente quello che mi piace più fare nel posto in cui avrei dato di tutto per vivere. e ringrazio che tutti i miei errori (?) passati, le pause che mi sono presa, le false partenze mi abbiano regalato come splendido premio la persona più magnifica che potessi incontrare, senza la quale non riuscirei a fare niente di tutto questo.

lunedì 6 luglio 2009

future.

e sembra che la direzione sia quella. specialistica a ca' foscari. ho quasi paura a dirlo a voce alta. Venezia. Venezia. il mio sogno. se me l'avessero detto non ci avrei mai creduto. l'università è quella che sognavo da quando ho deciso di ricominciare a studiare (avrei voluto farci la triennale, ma poi ho puntato in basso anche per non gravare coi miei, dopo aver già mollato una volta), la città è quella che amo di più, ma soprattutto la specialistica è su quello che adoro studiare, sulla materia in cui sono brava e ottengo il massimo sempre, la materia che non mi pesa assolutamente studiare. insomma, sulla carta prenderei già il primo intercity per venezia santa lucia. ma in pratica..ho un pò paura. sta accadendo tutto troppo in fretta. a novembre mi aspetterebbero gli ultimi esami, la laurea e già la specialistica. ho paura di non farcela. ho paura di non trovare un modo per conciliare la direzione che sta prendendo la mia vita, il mio futuro, e la persona che alla mia vita dà un senso. lo so che è stupido, ma arrivati a questo punto lui fa parte della mia vita tanto quanto l'università, ed è ovviamente presente in ogni mia prospettiva futura. anche se so che troveremo un modo, non voglio imporgli per l'ennesima volta le mie decisioni, ma d'altra parte sto decidendo la mia vita, ho quasi 27 anni ed è ora di farlo. non posso più stare a casa coi miei. e poi...occorre ripetere che amo la prospettiva (per quanto mi terrorizzi) di questa specialistica, che la amo in ogni sua forma?riuscirò ad incastrare tutto.

martedì 30 giugno 2009

rinascita

forse ora l'estate può finalmente iniziare. estate che prevede l'inizio del lavoro di ricerca bibliografica -con forse puntata a venezia annessa- per la mia tesi. e si prospetta un lavoro che mi piace, un argomento che mi sta appassionando e su cui vorrei continuare all'infinito. non so perchè ma più che in un lavoro 'tradizionale' ho sempre sentito di essere più tagliata per la ricerca, per un lavoro dinamico,ma forse non so nemmeno io cosa intendo. so che la specialistica mi piacerebbe, ma solo se posso pagarmela io e smettere di chiedere ai miei. comunque non ho fretta, non è detto che debba partire subito a ottobre. anche perchè ancora c'è la cina in mezzo, e quella è un'esperienza che voglio fare...vorrei solo capire esattamente qual'è la mia strada ora, cosa mi si aprirà davanti a novembre, riuscire a decidere cosa farò in maniera se non definitiva quanto meno duratura. ma ripeto, ancora non ho fretta. per quanto strane possano suonare queste parole, ora mi godo il lavoro sulla tesi e vivo alla giornata.

venerdì 19 giugno 2009

progetti.

sarà l'estate, il caldo, gli esami, ma c'è un pò di assenteismo nei blog. non ho molto da scrivere nemmeno io. quest'estate in casa si è deciso che non lavorerò ma comincerò la ricerca e la stesura della tesi nella speranza di laurearmi a novembre o alla peggio febbraio. e dopo? i miei progetti personali, quelli che metterei in pratica se non dovessi rendere conto a nessuno rimangono gli stessi di qualche mese fa (incredibilmente). Trasferirmi a Roma e fare i corsi per interpretariato lis. ma ci sono tante altre cose che vorrei fare...con lui stiamo iniziando a valutare qualche mese in cina, esattamente qui dal momento che comunque questi tre anni dovranno concludersi in qualcosa. intanto a settembre ricomincio a lavorare in palestra. davanti ho due mesi di studio da alternare ragionevolmente a mare, svago, danza e stage a cui non vorrei proprio rinunciare. e intanto è meglio che torni a studiare per l'esame di domani (si, domani, avete letto bene. sabato mattina.) e finire dignitosamente quella che (scongiuri vari a parte) si preannuncia come la mia penultima sessione all'università.

lunedì 11 maggio 2009

profondamente complicati.

siamo fatti di carne e sangue, è vero, ma in realtà c'è molto altro dietro. e la cosa più difficile da capire è la mente. che con la carne ha poco a che spartire. ma non è nemmeno scissa dal corpo; a volte basta davvero un'inezia per alterare un equilibrio fatto di sofisticati intrecci che ci illudiamo di poter controllare. si può risentire di tutto. del tempo, di una parola detta male, di uno sguardo, dell'alimentazione insufficente. e forse a volte non è che siamo esattamente lunatici, solo abbiamo sballato completamente i nostri equilibri. a me, capita spesso. e mi sento catapultata direttamente in un inferno personale, come mi è successo i giorni scorsi. dove tutti i fantasmi che credevi sopiti da tempo ritornano a infestare i tuoi pensieri, dove vedi la via di uscita rimpicciolirsi sempre di più. e non hai nemmeno voglia di combattere, non ti va nemmeno di provarci. è molto più semplice chinare la testa e condinuare questa caduta libera. una caduta libera inarrestabile, che pochi appigli riescono a frenare. ma per fortuna a volte quegli appigli ci sono. iniziano con l'afferrarti un dito, debolmente, talmente tenui che non consideri nemmeno le loro capacità. cadi ancora. ma poi...poi riescono ad afferrare un altro dito. e un altro ancora. poi ti stanno tenendo la mano, e all'improvviso ti afferrano il polso. e vedi che cominci a risalire. che avevi sottovalutato la loro forza. e ti ritrovi con la testa fuori dalle acque buie in qui stavi affogando senza nemmeno lottare. il dolore, la pena, ciò che ti sembrava inaffrontabile e insormontabile defluisce dal tuo corpo senza che te ne rendi quasi conto. a volte basta davvero poco. una parola giusta, ma forse ancora di più una sbagliata. uno schiaffo in viso quando meno te l'aspetti è la cosa migliore per riancorarti alla realtà. e capire che non puoi ferire te stesso e ferire chi ami. beh, io non so più chi devo ringraziare per l'appiglio che ho. e tu lo sai che sto parlando di te....grazie.

sabato 9 maggio 2009

hard times.

difficile dire cosa non va in questi giorni. è come un rumore di fondo che si infiltra in tutto quello che faccio. ne sono a malapena consapevole. eppure è lì. sto solo sperando che non renda queste ultime quattro settimane un inferno, ma non ho tanta fiducia. mi sto chiudendo sempre di più dentro queste quattro mura, non vedo più il motivo per impegnarsi a socializzare o chiamare qualcuno. tanto non cambia niente. ovunque io sia, con chiunque io sia, non cambierà mai niente. eppure...confesso che ci avevo stupidamente sperato. non tanto, giusto un pò. ok, va bene, ci speravo molto. avevo delle aspettative particolari su questo viaggio, che non riguardavano nè il punto di vista scolastico nè le aspirazioni ad un erasmus distruttivo e festaiolo che quasi tutti sembrano avere. le mie aspirazioni erano leggermente diverse. è vero che mi aspettavo di più, più esperienze, più uscite, più tutto...ma soprattutto più legami, più amicizie. lo so che condividere quattro mesi con alcune persone non significa creare amicizie, si tratta solo di conoscenze superficiali, ma mi sarei accontentata. di sentirmi, almeno per una volta, in un gruppo. di non dover vivere anche qui l'umiliazione di dover quasi supplicare alla gente di uscire e sentirsi comunque rispondere di no. è capitato una volta, ora basta. non sono disposta a questo, non mi serve pregare nessuno. piuttosto faccio quello che sto facendo ora, cioè chiudermi volontariamente in questa stanza e non metterne più il naso fuori. non mi servono feste, non mi servono cene fuori, non mi servono amici. anche perchè non ho possibilità di scelta, in questo campo. sono sola qui com'ero sola in italia. solo che qui avevo delle aspettative diverse...e vederle infrangersi di nuovo fa ancora più male. arrivata a questo punto posso solo aspettare che finisca, e cercare di non pensarla in termini di tutto quello che mi sono persa, di come ho dovuto lasciare indietro gli esami in italia, e fare di tutto per non permettergli di ritardare la mia laurea. non dovrei essere sorpresa da tutto ciò, ci sono abituata, per cui tornare ad essere la solita me non dovrebbe essere così dura. e invece lo è. e ricomincio a guardare le foto di chi è in italia, e fa serate che io perderò irrimediabilmente, magari allontanandomi ancora di più da tutti loro. se avrò rimpianti su quest'erasmus?sicuramente li avrò. lo so già. ma non riguardano me direttamente. posso anche sopravvivere al fatto che, a differenza di qualsiasi altra persona che abbia fatto quest'esperienza, l'abbia vissuta chiusa nella mia camera, senza viaggiare, senza cogliere le opportunità, e anche -perchè no- senza passare ogni tanto qualche serata folle che non fa poi così male. e l'unica esperienza a cui non vorrei rinunciare, l'unica occasione che non mi ricapiterà mai e che con tanta fatica sono riuscita a programmare, mi sta causando molti più problemi di quanto divertimento mi darà andare a quel fottutissimo ballo. i miei rimpianti riguardano altro. che tante persone hanno fatto dei sacrifici per me, e io li sto sfruttando rimanendo qui a non fare niente e a sprofondare nella passività. comincio a non aver voglia più di nulla. solo sperare che si concluda il più presto possibile e poi non parlarne più. mai più. non sono tagliata per questo, lo sapevo già. eppure mi sono intestardita a volerlo fare. e ora sono qui a succhiare passivamente ogni straccio di informazione da chi è a casa mia, chiedendo sempre cosa fa e con chi, illudendomi che quelli siano anche i miei amici, che forse in quella serata avrei potuto esserci pure io...anche se so benissimo che in realtà non è così, che con loro c'entro solo in quanto 'ragazza di'. eppure è così dolce ogni tanto illudersi. perchè non riesco a capire come mai io sia biologicamente inadatta a tenermi amicizie. non conosco nessun'altro così. eppure non mi sembra di comportarmi così male. e non lo dico chiudendo gli occhi davanti ai miei difetti, di cui anzi sono la prima ad esserne consapevole. ma mi sembra di tenerci agli amici. non capisco cosa faccio per meritarmi pugnalate alle spalle e ipocrisia, non lo capisco davvero. e quindi concluderò questo viaggio tra poche settimane, e tornerò a sfruttare come una parassita legami che non sono i miei, sperando e illudendomi che forse col tempo potranno, almeno loro, arrivare a considerarmi un'amica e non l'appendice di un'altra persona. dio, quanto sono patetica.

lunedì 4 maggio 2009

anger.

ste cose mi fanno andare in bestia. è una questione di principio. a gennaio ho faxato al mio ufficio erasmus in italia un certificato di frequenza. ho la ricevuta del fax ed ho una mail carina carina di una delle responsabili che scrive (cito testualmente): 'il certificato va bene.' ora, a marzo mentre ero in italia mi arriva una telefonata da un'altra responsabile che mi dice che io non ho mandato niente, e che loro non sapevano nemmeno se ero partita o no. gli dico del fax e dell'altra che mi aveva risposto alla mail. 'adesso L. non è in uffico, è uscita un attimo appena rientra lo chiedo a lei, poi ti faccio sapere.' silenzio totale finchè ieri, settimane dopo mi viene il dubbio dato che non si è fatto vivo nessuno e della borsa di studio sul mio conto corrente nemmeno l'ombra. scrivo una mail, giusto per dire 'ehi siete ancora vivi'?e quegli incoscienti osano darmi questa risposta:

'l'unico fax ricevuto a gennaio è la modifica all'accordo didattico, quindi probabilmente L. si riferiva a quello.'

Ok.

conta fino a dieci.

un respiro profondo. anzi due, va'. mmmm, meglio tre.

ma sembra a me o mi volete far passare per fessa????ok, nella risposta dico gentilmente che rimanderò il fax domani, ma mi prendo la libertà di accludere la mia mail, inviata prima di faxare la modifica all'accordo, e la risposta ottenuta, in cui si capisce perfettamente a cosa si riferiva L. no, perchè io rimando tutto, non è un problema, ma almeno la correttezza di ammettere che voi quel foglio maledettissimo l'avete perso, e vi siete presi la briga di contattarmi tre mesi dopo facendola passare come negligenza mia. e a me questo si traduce in un enorme giramento di balle. perchè sono maniacalmente perfezionista, (per fortuna) conservo tutto, e per vostra sfortuna ho mail, foglio faxato con data e ricevuta della spedizione che appena tornata e appena ripasserò nel vostro ufficio vi presenterò. perchè, ripeto, sono maniacalmente perfezionista e se c'è una cosa che mi fa imbestialire è che si cerchi di farmi passare per trascurata, per quella che si è scordata di faxare un modulo, soprattutto dopo i primi giorni terrificanti che ho passato qui. per cui no, mi dispiace, a costo di sommergervi di mail, a costo di trovare un maledettissimo scanner o di mostrarvi la ricevuta del fax via skype...mi dispiace, trovatene un'altra a cui fare sti giochetti. e ringraziate che sono fin troppo pacifica, e che posso contare sulla fortuna di non aver avuto estremo bisogno di quei soldi della borsa di studio subito. non avete idea in che casino vi siete messi.

domenica 3 maggio 2009

passion?

i giorni passano. i pensieri si rincorrono. a volte è semplice, altre volte lo è un pò meno. a volte sono semplicemente lì, a girare su un social network qualunque, scoprendo vite di altre persone, persone che magicamente si sono costruite quello che a me sarebbe piaciuto tanto avere. e pensare che fino a quel punto mi erano sembrate così irreali. eppure qualcuno ci è riuscito. e allora mi chiedo quale sia lo scopo di avere una passione. perchè devi sentirla bruciare dentro se non puoi far poi di essa la tua vita?tanto varrebbe scivolare nell'apatia, vivere senza interessi, sarebbe meno doloroso. invece bisogna rimanere qui, imprigionati nei circoli dell' 'avrei voluto, ma non posso', almeno per quanto mi riguarda. e continuare a ingoiare invidia di fronte ai successi degli altri. soprattutto se pensi che forse, non di certo, ma forse, se avessi alle spalle una storia diversa ci saresti potuto essere anche tu, lì con loro. col gruppo di chi c'è riuscito. già, perchè c'è anche questo da mettere in conto: non puoi nemmeno far ricorso al balsamo della rassegnazione, lenire le tue ferite con l'incrollabile certezza che a te manca qualcosa per riuscirci. no. ciò che normalmente potrebbe essere considerato un vanto, ora si trasformerà in tormento continuo, in consapevolezza che, onestamente, non puoi escludere a priori che non ce l'avresti fatta. e continuando ad alzare uno strato dopo l'altro della protezione che ti sei creato, arrivi finalmente alla radice del problema. una radice fastidiosissima, una spina nel fianco, il motivo per cui tutto questo è così difficile da mandare giù: la verità scomoda, il pensiero che in realtà non ci hai mai provato. hai solo aspettato che ti capitasse qualcosa tra le mani. che qualcuno facesse il lavoro per te, come in uno stupido film dove la protagonista viene elevata dalla normalità da un regista/coreogrado/talent scout/riccone che rimane folgorato al solo vederla camminare per strada. già, peccato solo per il piccolissimo dettaglio che questa è la vita reale. e quindi rimane indubbio che tu non ci abbia neppure provato seriamente. ma allora non ti meriti forse quello che hai? questa frustrazione, questa voglia di tornare indietro, questo risentimento velenoso che trasforma in fiele quello che era stato tanto dolce in passato; quella vocina che ti sibila all'orecchio: 'a che scopo continuare?'...perchè se non ci hai provato seriamente, allora forse quella passione non era così forte. o la paura era più forte. o la semplice indolenza. qualunque cosa sia, non è facile aprire quel cassetto. e per la prima volta, a 26 anni, mi sento troppo vecchia. perchè so che non posso sperarci ancora. so che i miei sogni rimarranno lì in un angolo, grazie a Dio sostituiti da altri, e ho il conforto di sapere che non diventerò comunque uno di quei genitori che spingerà i figli per ottenere i risultati che non ha avuto in gioventù. no, mia figlia (o mio figlio) dovranno guardarsi bene dall'avere la mia stessa passione. perchè se avessero successo, i ricordi che porterebbero alla mente sarebbero intollerabili.

giovedì 23 aprile 2009

being abroad again.

è strano tornare dopo quattro settimane. tutto è grosso modo uguale a prima. il viaggio di ritorno è iniziato con una bella passeggiata insieme alla mia valigia da 22.8 kg per le simpaticissime calli veneziane, su e giù per i ponti, vaporetti, e infine pulman. il volo è andato bene e sono rientrata sana e salva. qui il tempo è clemente, il sole splende e il campus si è riempito di tulipani, di alberi carichi di fiori. mentre a gennaio si camminava sotto la neve, qua ora il vento leggero porta solo un turbinio di petali rosa. gli inglesi che già giravano in maniche corte sotto le nevicate di qualche mese fa sono all'ultimo stage prima di andarsene in giro in costume (e notare che infradito e canotte fan già parte della mise attuale...). le lezioni sono come al solito; ed è stato bello ritrovare facce note. ma è inutile negarlo, partire ti insegna sempre qualcosa. questa volta ho scoperto che ho molte più persone alle quali sono legata di quanto credevo. amici vecchi e nuove conoscenze, che comunque hanno cominciato a contribuire in maniera sensibile alle mie uscite, e che sicuramente in un certo senso mi mancheranno mentre sto qui. e sicuramente renderanno più piacevole il rientro a casa. non sono qui nemmeno da una settimana, e ho già l'impressione che queste ultime settimane voleranno via rapidamente. e una parte di me accoglie quest'impressione con sollievo. mi manca la mia vita normale.

domenica 19 aprile 2009

selfish.

mi sento un pò sbattuta in questi giorni. in effetti mai come ora ho sentito la voglia di dare alla mia vita una svolta di normalità. sono troppo legata alle abitudini, alla routine, probabilmente per le mie paure. ma a volte vorrei solamente sentire di avere il pieno controllo di quello che sto facendo. e invece non sembra possibile. vorrei guardare dietro le maschere degli altri e capire se quella felicità è reale e solo a me sembra così difficile da raggiungere. voglio capire se solo io ho determinati problemi o se sono semplicemente tutti molto bravi a fingere. ma in fondo che importanza ha? mi ritengo già fortunata, la mia parte di felicità l'ho conquistata grazie a Lui e non c'è altro che desideri ora. solo a volte ho paura di rovinare tutto. forse perchè non mi fido del mio carattere. forse perchè conosco i miei difetti. forse perchè ho ben presente i miei schemi di reazione a certe cose. è che a volte mi sembra così improbabile -alla luce delle mie precedenti esperienze e del mio pessimismo cosmico- che una persona possa pensare che valga la pena instaurare e mantenere un rapporto interpersonale con me, figuriamoci innamorarsi di me. eppure...eppure a volte i miracoli succedono. e allora succede che trovi la persona che ti completa in tutto, il cui pensiero va di pari passo col tuo, la persona senza la quale ti sembra impossibile vivere. e non capisci come tu abbia potuto condurre la tua esistenza prima di incontrarlo. e chi se ne frega se qualcuno pensa che le vostre manifestazioni d'affetto 'nauseino', ogni istante che gli passi accanto vorresti solo guardare i suoi occhi e sentire la sua mano che tiene la tua. e chi si accorge più del mondo intorno? può anche cadere in preda agli spasmi del voltastomaco, per quel che mi riguarda. è solo che tutto questo amore, tutta questa perfezione a volte mi fa solo sentire di più quanto io sia egoista, quanto non mi meriti tutto quello che sto ricevendo. e per quanto sforzo ci metta, i cambiamenti ancora sono infinitesimali. ma basta con le chiacchiere. purtroppo o per fortuna, dietro di me ho una valigia vuota che aspetta.

martedì 14 aprile 2009

time is running out.

di nuovo il conto alla rovescia. e per certi versi non ho proprio voglia di partire, di staccarmi dalla mia quotidianità un'altra volta. forse avrò fatto male a passare tutte queste settimane qui, ma sono stati giorni stupendi. con lui sono stata benissimo, coi suoi amici mi sono divertita, con la mia famiglia mi sono rilassata. e forse si, da un lato ci sono cose che vorrei rivivere ancora. la privacy della mia stanza, l'indipendenza, poter uscire a fumare una sigaretta quando mi va, decidere di alzarmi e mangiare quando ne ho voglia. camminare per il campus pieno di gente, sentendomi in un certo senso parte del gruppo anche se come elemento temporaneo. mi mancano alcuni meccanismi che all'estero scivolano via senza problemi; la facilità con cui fai amicizia quando sei uno studente erasmus, le domande di rito, la semplicità con cui diversi gruppi si uniscono spontaneamente in una serata. ma d'altro canto non avrei cambiato con nulla al mondo queste quattro settimane a casa. se è vero che da una parte questi giorni sono volati, dall'altra mi sembra di non essermene mai allontanata. mi sembra che queste differenze e queste connessioni certe volte mi lacerino. vorrei tornare perchè mi mancano certe cose, ma qui ce ne sono altrettante a tenermi legata. non so decidermi, e certe volte sento di non poter neppure manifestare ciò che sento. non mi sembra davvero possibile che sia già passato tanto tempo. mi sembra ieri di aver fatto il colloquio, e invece di colpo qualcuno deve aver spinto il fast-forward senza che me ne accorgessi. quando serve, il tempo non passa mai. ora, mi sta letteralmente scivolando tra le dita.

sabato 11 aprile 2009

missing somethin'.

certe volte sento la mancanza dei legami che avevo un tempo. anche se si sono rivelati superficiali e deboli, a suo tempo ci facevo affidamento. c'erano davvero persone a cui tenevo, che credevo mie amiche, vincolate da un rapporto che credevo sarebbe durato, se non per sempre, comunque per un discreto lasso di tempo. invece ora mi sento molto spesso sola, da quel punto di vista. vorrei avere altre persone attorno a me, dei punti di riferimento, invece mi sembra di non avere nulla. quando esco con lui e i suoi amici sto sempre benissimo, ma ogni volta mi viene un nodo in gola. seguo tutte le conversazioni col sorriso sulle labbra, comunque consapevole di non essere parte integrante di quel gruppo, ma in ogni caso mi fa piacere esserci. poi però basta una piccola cosa, un gesto, una parola, e mi sento divorare dall'invidia. perchè forse finchè ne fai parte non ti rendi conto di quanto sia bello avere mantenuto i contatti con persone che conosci da tempo. insomma, non so bene come esprimermi, oggi, strnamente non mi vengono le parole esatte. ma tante, tantissime volte sono invidiosa di quello che ha. e lo so che non è sempre tutto perfetto, che a volte i rapporti sono diversi e più complicati di quel che sembrano, ma scatenano ugualmente la fame che ho di rapporti umani, di contatti con gli altri, al punto che tornerei anche alle mie vecchie conoscenze, pur consapevole della falsità e degli sgarbi che dovrei subire. ma poi so che starei peggio, e allora preferisco rientrare nel guscio. ma mi sono sempre ribellata alla frase che certe persone dicono: ' non ho bisogno degli altri, io sto bene anche da solo/a'. beh, per me è una balla. oppure è detta da persone che in realtà hanno una discreta e stabile cerchia di 'altri' attorno, e allora avrebbe più senso dire che ti servono poche persone attorno per essere felice. ma non completamente solo. l'uomo non è fatto per stare solo. anche a me basterebbero poche persone, e grazie a Dio una l'ho già trovata, e mi sta letteralmente salvando la vita più e più volte. per il resto ogni tanto sento una mancanza, e la colmerei persino col cerchio vuoto di amicizie fatte per opportunismo che vedo tanto in giro. ma solo per una sera. poi, tornerei la solita me.

giovedì 2 aprile 2009

sono a casa.

sono a casa. e fin qui,niente di anormale. ci sta. ma non dovevo essere qui. dovevo essere in macchina in autostrada in direzione sud, verso di lui. e invece non ci sono riuscita. sono tornata indietro dopo il solito schifosissimo attacco di panico - e non so nemmeno se la definizione sia giusta -, il terzo in meno di due mesi. ma si potrà? non so cosa mi stia succedendo. so solo che in certi momenti mi sembra di implodere. di non aver via d'uscita. non riesco a respirare, e il cuore salta nel petto come se volesse uscirne. comincio a non sentire più le gambe, tremano, le mani sono congelate e mi formicolano. e poi sento quello che a parole non saprei definire. ondate di ansia allo stato puro, di isteria, voglia di urlare a pieni polmoni, piangere fino a sentirmi bruciare gli occhi. e in fondo, molto in fondo, una voce che riesco a malapena a distinguere mentre il mio cervello va in standby, una voce bastarda che mi dice che come sempre sto mandando a puttane tutto semplicemente perchè sono così. lunatica, egoista, insensibile, codarda. aggiungeteci pure qualsiasi altro aggettivo pertinente vi stia passando per la testa. debole. viziata. menefreghista. opportunista. ma si, perchè no? mi faccio vomitare, in questi momenti, per la mia totale incapacità di reazione. mi ritiro arrancando nella sicurezza del mio guscio, con gli occhi sbarrati come quelli di un gatto davanti ai fari della macchina che sta per investirlo. mi odio. non so cosa mi causi questi blackout totali, non so perchè non sono in grado di comportarmi normalmente. non mi merito tutto quello che ho. mi meriterei la situazione che temo più di ogni altra cosa al mondo. meriterei di essere lasciata sola.

everything's fading.

tutto sembra destinato a svanire. ricordi, emozioni, pensieri. anche il fascino di questo nuovo blog non ha più le sue attrattive iniziali. sono a casa da una settimana e mezzo, e già i ricordi precedenti sono affievoliti. me ne sono mai andata veramente da qua?nulla è cambiato, tutto è rimasto statico nelle proprie forme, e i contorni dei primi ricordi che avevo al rientro cominciano a sbiadire. non so da che parte cominciare. non so cosa pensare. non so più cosa voglio. certi giorni sono solo attimi di estrema confusione, di indecisione totale, di passività. non so nemmeno perchè sto scrivendo queste parole ora. sicuramente è solo la solita nenia di questo periodo, che in realtà significa poco e nulla. vorrei solo ritrovare il mio controllo sulle parole, la mia voglia di scrivere, ma sopratutto la sensazione che provo quando scrivo. non so come si faccia a vivere senza. forse chi non è insicuro come la sottoscritta, chi riesce a dire quello che pensa, sicuramente vive benissimo senza scrivere. ma io no. non sono mai stata brava a dare voce a quello che sento, non sono mai stata nemmeno tanto brava a capire quello che sento. in questi momenti, mettere in fila parole una dietro l'altra mi fa ricominciare a respirare. anche se non dico in sostanza nulla, anche se non serve a nulla, almeno ho una via di fuga per le emozioni, almeno ho un modo per aprire le valvole prima che la pressione salga troppo. non che sia questo il caso di oggi. oggi semplicemente scrivo perchè mi va, perchè c'è qualcosa che vuole uscire, e anche se non so cos'è, non me ne curo...

lunedì 30 marzo 2009

back home

è bello essere a casa. è bello vedere come ti accolgono le persone, soprattutto è bello rimanere stupite da un'accoglienza che non ti aspettavi. mi ha fatto piacere ritrovare determinate persone, mi fa piacere essere di nuovo a casa, e sinceramente va bene così. certo, è difficile non rendersi conto di quante persone, invece, ti hanno abbandonato nel frattempo, a quante non interessi minimamente dove tu sia e cosa tu stia facendo, ma me l'aspettavo. persone che ti strisciano accanto solo se hanno davvero bisogno, e magari si illudono che tu non te ne renda conto. e poi cisono le persone succubi, che non sono in grado di prendere le loro decisioni e credono di potersi appoggiare agli altri a loro piacimento, solo quando il vento non gira più a loro favore. ma quello che più conta è che le persone davvero importanti sono sempre lì, ad aspettarti. meno male che qualcuno con un briciolo di cervello è rimasto.

martedì 24 marzo 2009

tutto cambia.

è incredibile come ci si ritrova sempre con le percezioni sballate. mi aspettavo tanto, tornando a casa, invece sono solo nervosa come un gatto e insoddisfatta, per certe cose. non posso dire di non vedere l'ora di ripartire, perchè non sarebbe vero nemmeno questo. solo vorrei sapere qual'è il tassello mancante del puzzle che cerco così disperatamente e invano. perchè non sono al settimo cielo? perchè non è tutto splendido, non mi accorgo finalmente di quanto mi sono mancate le cose e le abitudini su cui ho fantasticato per questi due mesi?non lo so. e mi struggo perchè vorrei saperlo. forse allontanandoti da casa per un considerevole periodo di tempo le cose che ti hanno sempre infastidito cessano di essere un'abitudine, un qualcosa da sopportare. per cui quando torni rieccole lì ad infastidirti. e ti chiedi come hai fatto a sopportare tutto questo finora. e ti guardi disperatamente intorno in cerca di una possibilità di fuga. e ancora una volta di più hai l'occasione di accettare in tutta la sua evidenza l'ipocrisia della gente, le falsità degli 'amici', la doppia faccia delle persone. con le dovute eccezioni (pochissime) sono sempre più disgustata dal mondo. possibile che nessuno sia più capace di mettersi in discussione? che nessuno sappia più cosa voglia dire un bell'esame di coscienza?e perchè permetto a tutto questo di avere ancora il potere di innervosirmi..perchè non sono in grado di ignorare gli altri, di alzare una corazza che mi renda indifferente al pensiero di chiunque, perchè non riesco a guarire totalmente tutte quelle stupide insicurezze che mi bloccano tanto?ma come al solito sto divagando. forse ho semplicemente troppo tempo libero per pensare.

lunedì 16 marzo 2009

niente di che.

solo fisicamente un pò debilitata. oggi credo di avere la pressione un pò oscillante, ho prima caldo poi frebbo, e mi sento molto debole. fortuna vuole che non avevo da fare niente stamattina, ora sto solo raccogliendo le forze per andare sotto la doccia che più tardi passo in università. devo riportare dei libri e fare vedere la mia presentazione alla porf. e spero proprio che vada bene quello che ho fatto. mi sento molto più leggera, mancano pochissimi giorni e anche il carico degli impegni si sta finalmente diradando...gli ultimi due giorni potrò perfino dedicarmi ad un pò di shopping, credo, e poi venerdì si torna a casa. ecco, oggi è la tipica giornata in cui me ne starei sul letto a fissare il soffitto. tutto il santo giorno. mi mancano le forze, e ovviamente anche la voglia. ma almeno sembra che il peggio sia passato, che abbia meno pensieri...ma come sempre più ti avvicini ad un cambiamento - seppur temporaneo - più diventi intollerante verso quello che hai qui. che tradotto significa che non vedo l'ora di lasciare questo posto per un pò.

venerdì 13 marzo 2009

homesick.

sono sotto una letale combinazione di mal di stomaco + squilibrio ormonale che mi sta portando verso un discreto cattivo umore. mi manca casa. mi mancano i miei (pochi) amici, anche se molti di quelli che si sono sempre definiti tali non si sono fatti sentire nemmeno lontanamente in questi due mesi. mi manca uscire e fare un giro in centro; mi manca la mia camera, la mia casa e la mia gattina. mi manca la voce dei miei genitori che mi accompagna durante la giornata. mi manca qualcuno che mi saluti al mio rientro a casa. vorrei poter parlare con qualcuno e riuscire a esprimere esattamente quello che penso. vorrei le lezioni all'università, la mia macchina, sentire le fusa della mia gattina sulle ginocchia mentre scrivo al pc. vorrei sentire i rumori della cucina mentre mia mamma prepara, vorrei vedere tutti i miei ricordi nella mia camera invece di corridoi e porte antincendio. mi mancano le strade conosciute. i visi di chi non conosci di persona ma vedi sempre in giro, l'autoradio mentre vado in università la mattina. mi mancano i miei spazi, mi manca tutto. e ovviamente, non mi avventuro nemmeno a provare a spiegare come mi manca lui, e quanto, e per quali motivi, perchè veramente non basterebbero le parole. tanto varrebbe dire che mi manca l'aria e annaspo inutilmente per cercare respiro. non vedo l'ora di essere di nuovo a casa.

mercoledì 11 marzo 2009

comunicazione.

mi sono accorta che una delle cose che mi faranno più effetto quando rientrerò tra pochi giorni sarà sentire le persone intorno a me parlare italiano. magari solitamente non ci si fa caso, probabilmente perchè le cose a cui siamo abituati diventano presto scontate, però è un effetto strano. sentire intorno a te persone che parlano un'altra lingua, con l'ovvia conseguenza che, per quanto tu sai usarla, non sei in grado di captare il significato delle conversazioni per strada...boh, in qualche modo ti taglia ancora più fuori dal mondo. non che sia sempre una cosa negativa, ma di fatto è un isolamento. mentre cammini cominci a prendere l'abitudine di chiudere l'audio, dal momento che non ti serve più a molto. è più facile riflettere, concentrarsi sui propri pensieri, chiudersi in sè stessi. in generale è più facile tagliare fuori il resto del mondo. questo mi è capitato di pensare stamattina, prima di entrare a lezione. è chiaro, la lingua è un grosso ostacolo all'integrazione, questo si sa, ma non mi ero mai resa conto fino a che punto si potesse infiltrare nella quotidianità. non è solo il problema di farsi capire. è rendersi conto che in qualche modo non c'entri col luogo che ti circonda. comunque, non so perchè ma questa considerazione non mi ispira nulla di negativo. è una semplice costatazione. ogni giorno scopro diversi aspetti di quest'esperienza, ed è strano come derivino da parti della mia vita che non avevo nemmeno considerato. ma è bello perchè penso che ogni piccola sfumatura arricchisca un pò quest'esperienza, anche se non saprei spiegare in che modo. è proprio il fatto di vivere una realtà diversa, con colori, suoni e profumi diversi, e ahimè, sapori differenti. ci sono cose a cui ti abitui subito, altre che richiedono più tempo, altre ancora a cui probabilmente non ti adatterai mai. ma serve comunque sempre cambiare ambiente, allontanarsi dalle cose quotidiane per apprezzarle o comprenderle meglio sembra un pò la solita frase fatta ma è vera. ti aiuta sviluppare uno sguardo in parte esterno e quindi più critico, distaccato, un'ottica scevra di inlfuenze emotive o di altra natura. insomma, oggi sono abbastanza di buon umore.

lunedì 9 marzo 2009

finalmente...

ho finito il primo dei due lavori che avevo da fare. e anche quello più pesante. certo, è tutto da revisionare, riguardare, perfezionare...ma l'ossatura c'è, ed è completa. finalmente mi è scivolato un peso di dosso, finalmente vedo qualcosa di sereno all'orizzonte. manca poco al giorno in cui potrò rivedere la persona che amo di più. manca poco al momento in cui potrò riabbracciare la mia famiglia e qualcuno degli amici più cari.stare lontano da casa è difficile, pensavo di poterlo superare meglio. ma a volte è bello accorgersi che forse non c'è nessuna debolezza nel rimanere legati ai propri affetti, alle proprie radici, a quei posti che tanto apprezzi solo quando ne sei lontana. in fondo posso accettare di aver bisogno degli altri, per star bene, e soprattutto non è così necessario che io sappia adattarmi perfettamente in un paese straniero. sto sopravvivendo, mi sto organizzando, sto superando le difficoltà e dimostrando a me stessa che potrei farcela. ma non è detto che voglia farlo come scelta di vita. e non trovo ci sia niente di male, in questo, niente da recriminarmi. posso ritenermi orgogliosa di me stessa, sotto ogni punto di vista. perchè i presupposti non erano incoraggianti, e invece posso farcela pure io. che non so fare una lavatrice, non amo cucinare, e manco di quasi tutte quelle doti della perfetta regina della casa. ma posso contare sulle mie forze, sulla capacità di organizzare le cose come voglio io e su un pò di inventiva. aiutata, e non poco, dalla consolante consapevolezza di dover rendere conto solo a me stessa.

domenica 8 marzo 2009

parentesi.

ho bisogno di scrivere quello che mi pare, ora. basta parole comandate senza senso. i giorni scivolano tranquilli, guardo i fermo immagine di chi continua a vivere in quei posti che erano anche i miei, e dove per fortuna tornerò tra poco. ma il concetto di poco è relativo. mi manca casa. mancano le cose normali, le abitudini, i visi noti. gli alberi, le piante, le strade. e quello che non riesco a capire, è che sembra che qui io abbia tutto. e soprattuto che io abbia milioni di persone intorno. il vuoto dentro, quello non lo si nota mai. la presa di coscienza del fatto che comunque sono sola, che cmunque vivo in gabbia, che tutto quello che apparentemente ho qui è vuota superficialità. nient'altro. sono sempre la stessa persona nella stessa situazione. solo il contesto è diverso. non so nemmeno io quello che voglio dire, oggi. le parole non escono facilmente come al solito. forse perchè ho passato gli ultimi giorni a cercare di rivestire scarsi concetti di una bella apparenza, insomma, a far sì che sembri di più di quello che in realtà ho messo nel mio scritto. dio, ora poter usare la mia lingua, le mie parole, la mia grammatica è un sollievo quasi fisico. poter omettere tutte le necessarie spiegazioni, vedere solo la forma scritta di quello che penso, magari anche il sottile piacere di renderlo leggermente inaccessibile. potessi scrivere così anche quando sono costretta a farlo...

venerdì 6 marzo 2009

la voglia di far bene.

detta così, per carità, sembra pure positiva. non sembra ci sia nulla di male nel voler far bene le cose. studio, lavoro, vita in generale. il problema è quando si esige la perfezione. o peggio ancora quando non si sopravvive senza di essa. per me è un problema legato alle mie insicurezze. non so cosa mi faccia pensare che se sono la migliore in qualcosa gli altri mi vorranno più bene. è un controsenso. in primo luogo perchè chi riesce bene in qualcosa è in linea di massima la persona più detestata, mentre la nostra vanità è soddisfatta da chi ogni tanto incontra qualche fallimento, e ci sentiamo più solidali con questo tipo di persone apprezzandole di più (si, siamo un genere davvero meschino). secondo, perchè sono giunta alla conclusione che l'essere umano ha una maggior tendenza a criticare che ad apprezzare. in parole povere: se non troveranno fallimenti da criticare, si cercheranno qualcos'altro, e sta pure certa che lo troveranno. però questo desiderio di essere la migliore è davvero frustrante e pericoloso. non so perchè io non possa semplicemente essere fiera di me stessa e dei miei sforzi, consapevole di aver dato il massimo, di non aver niente da rimproverarmi e poi il risultato sarà quel che sarà. no. io devo sempre avere il massimo. non solo il massimo, ma anche quella distinzione particolare che ti rende diversa e speciale rispetto agli altri. si, sono egocentrica, narcisista, vanesia, e tutti gli aggettivi con cui vorrete chiamarmi. ma non trovo altri modi per dimostrare a me stessa che valgo qualcosa. non riesco a vedermi coi miei occhi, per cui devo osservarmi e analizzarmi attraverso gli occhi degli altri. e, con le dovute eccezioni, a quanto pare non sono in molti ad amare quello che vedono in me. è così. si dice sempre che gli altri non possono amarti se tu per primo non ti vuoi bene. e questo è il nocciolo della questione. ma tutto si trasforma in un circolo vizioso, io non riesco ad accettarmi se non vedo nulla di buono in me, e non vedo nulla di buono in me se non me lo conferma una fonte esterna. cioè, gli altri. e dirò di più, non ho più nemmeno una gran fiducia nei rapporti umani. forse sbaglio a giudicarli così severamente, magari sono cieca di fronte alla sincerità e la confondo con ipocrisia e opportunismo, so solo che l'interazione tra le persone certe volte mi fa venire voglia di urlare di rabbia. mi sembra di essere capitata in mezzo a un mondo che non è il mio, con parametri e valori per cui il mio cervello non è assolutamente programmato; detto più prosaicamente, mi sento un pesce fuor d'acqua. e tuttavia, essendo così insofferente e indifferente ai rapporti d'amicizia (con le dovute eccezioni) sentendo così acutamente la differenza tra me e loro non riesco comunque a spogliare la loro opinione di ogni valore. anche la persona che detesto di più ha un notevole potere su di me: può ferirmi con il suo sguardo impietoso e critico. anche se non tengo in nessuna stima le opinioni di qualcuno, mi interessa comunque che quel qualcuno abbia stima di me. e ciò è stupido, irrazionale, folle, e davvero poco intelligente, lo so.

la novità.

ptobabilmente questo blog farà la fine di tutti gli altri. me lo lascerò alle spalle senza tanti problemi quando finirà l'aria di novità che porta con sè. sono sempre stata affascinata dagli inizi, innamorata dei primi istanti, stregata da ciò che nessuno ha mai usato prima. e anche se scrivere è la condizione necessaria perchè io non vada fuori di testa, a volte è bello mettere un punto e andare a capo. trovare una pagina bianca. sopratutto mi piace paradossalmente pensare che questo posto è solo mio. nessuno lo conosce ancora, nessuno probabilmente lo legge. è tanto segreto quanto esposto agli occhi di tutti, qui su internet. dove chiunque potrebbe inciamparci per caso. e penso a me stessa, a come mi chiudo in mezzo agli altri, alle mie insicurezze, e a come scrivere in un blog mi riporti alla vera me stessa. a come non mi rendo conto che sono mille volte potenzialmente più vulnerabile qui che nella vita reale. conosco i miei limiti, so che questa è un'arma a doppio taglio, eppure vado avanti imperterrita fino allo scontro. mi metto alla prova continuamente, e tratto questo posto come se fosse una parte inavvicinabile da tutti. come se leggessi solo io. non mi preoccupo di fornire spiegazioni, socializzare, far capire esattamente quello che voglio dire. scrivo e basta. e tutte le volte che trovo i momenti di ispirazione, in cui potrei andare avanti e imperversare per pagine e pagine con cose che porbabilmente non hanno senso per nessuno, me compresa, mi riscopro a pensare per quanto tempo da bambina ho sognato di poter vivere e lavorare con la mia scrittura. ma probabilmente non ce la farei. come tutti coloro che praticano qualcosa solo per il loro esclusivo piacere, riesco a scrivere e ad esprimermi come voglio solo se decido io quando scrivere e su cosa. non soffirei imposizioni di nessun tipo. ecco, ad esempio questo post mi ha già stufato.

mercoledì 4 marzo 2009

Se....

“Se…”

Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;

Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

lunedì 2 marzo 2009

scriviamo pure.

Ma si, scriviamo pure, che tanto la mattinata di studio è già andata a puttane. in questi due giorni sto riflettendo molto su una cosa. il che da un lato non è bello, perchè non mi fa mai bene indugiare e riflettere troppo sulle cose. comunque. riflettevo sulle varie forme più o meno subdole di autolesionismo. non conta se non hai mai affondato una lametta nella pelle, ci sono mille altri modi per ferirsi. e a quanto pare una volta che inizi da uno poi li provi tutti. e quelli più pericolosi sono quelli in cui fisicamente non ti fai nulla, ma ti crei situazioni in cui sai che starai male. insomma, sai che pagherai le conseguenze di un'azione ma la fa ugualmente. e non parlo solo di stare qui a scrivere con la consapevolezza che dovresti essere a studiare. parlo di quando ferisci deliberatamente le persone che ami, quando forse non ti ritieni all'altezza di ricevere così tanto amore, e lo metti continuamente alla prova per vedere fino a che punto resiste. è disgustoso, lo so. quasi fossimo geneticamente condannati all'infelicità. quasi non potessimo mai accontentarci di quello che abbiamo. quasi le sicurezze non bastassero mai. e allora scende in campo il nostro autolesionismo. tutti ne abbiamo una dose, ne sono certa. magari per alcuni è abbastanza da fargli attaccare il proprio corpo imponendogli ferite e cicatrici; in altri prende semplicemente la strada più lunga e meno immediata. ti lancia un'idea insana, ti susurra all'orecchio di farlo, anche se sai che ferirai qualcuno, e tu lo fai. e poi inevitabilmente ti si ritorce contro. ma è quello che volevi. la tua dose di sofferenza, forse anche più intensa di quello che avevi programmato. sai che starai male eppure lo fai. ma quello che meno sopporto è la tendenza umana a ferire maggiormente chi ci sta più vicino. quasi fossimo esseri spregevoli che non apprezzano l'amore e l'affetto che gli viene dato, e ricambiano solo con la sofferenza. quando credi di aver chiuso un capitolo della tua vita, allora scopri che ciò che hai fatto uscire dalla porta è rientrato dalla finestra, mascherato, silenzioso, apparentemente innocuo. non ti accorgi nemmeno della sua presenza finchè non colpisce...eppure è sempre lì. l'autolesionismo è sempre lì, nelle forme più impensabili. ma se l'hai vissuto lo riconosci perfettamente quando si ripresenta. e sto lentamente arrivando ad una conclusione... se sei stata autolesionista una volta, in un modo o nell'altro lo sarai per sempre.

sabato 28 febbraio 2009

funzione temporanea.

credo che questo spazio assolverà la funzione temporanea di raccolta dati. non so perchè ogni tanto sento il bisogno di ripartire da zero, di una tabula rasa, di un angolo impenetrabile di cui nessuno conosce l'esistenza. e al tempo tempo stesso sento il bisogno di metterlo in pericolo, questo spazio: di giocare sul filo del rasoio e vedere fino a dove posso spingermi, quanto posso concedere senza rischiare tutto, quanto sono brava a salvare le apparenze. non è poi questa gran cosa. il bello è che non ho un motivo particolare per farlo. solo un senso di affinità, curiosità, ma nessun doppio fine. non voglio ferire nessuno, non voglio mentire a nessuno. solo che in certi momenti si ha bisogno di stare soli. soli con se stessi, seguire totalmente i propri impulsi anche e soprattutto quando non si possono giustificare a parole...siamo così strani, a volte. da una parte così irrimediabilmente aggrappati alla nostra razionalità, ci crogioliamo spesso in quanto siamo legati alla realtà e quanto ci assorba la riflessione sul mondo e le persone che ci circondano...e poi scopriamo che tutto questo può essere spazzato via in una frazione di secondo da un puro istinto, da una sensazione, da quella voce che ti dice prima in sordina di fregartene di tutto e fare quello che senti di dover fare, poi cresce sensibilmente fino a urlare e coprire ogni altro suono. spezza ogni legame con la razionalità, col buon senso, con la necessità di sicurezza, con la preoccupazione di salvaguardare quello che si ha. così, dal nulla, senza tanto preavviso. segui l'istinto e basta. ti prende per mano e ti trascina via, e se anche puoi razionalmente metterlo a tacere, finchè non lo accontenti lo sentirai sempre battere in sottofondo, sai che visceralmente lo sentirai sempre presente. cuore o cervello? la dicotomia più vecchia del mondo. impossibile capire chi vincerà, impossibile stabilire chi dei due ha il primato. eppure dovrebbero solamente procedere sullo stesso binario, accordarsi in maniera armonica, dato che sono entrambi parte inscindibile dell'uomo.invece si fanno guerra anche troppo spesso.o almeno, per quanto mi riguarda, più spesso di quanto riesca a tollerare. e poi perchè decidere di andare contro tutto ciò che è razionale, rischiare fino al momento in cui si cade e poi iniziare a dirsi 'te l'avevo detto?' perchè seguire prima istinto finchè non si è poi obbligati a scegliere il cervello, e rinnegare quello che si è fatto precedentemente? forse è solo un'ennesima forma di autolesionismo presa alla larga.

venerdì 27 febbraio 2009

sono qui.

sono qui, a migliaia di chilometri da casa. sono qui, in terra straniera. provo a studiare, a relazionarmi con gli altri, a soffocare la nostalgia. ad oltrepassare le barriere della lingua, a spingermi oltre quelli che ho sempre ritenuto i miei limiti personali. non so come finirà. so che ogni giorno porta con sè alti e bassi, come una marea, come un fiume in piena che travolge tutto quando meno te lo aspetti. perchè sto scrivendo qui?non lo so. l'impulso di scrivere è sempre stato troppo forte, da quando avevo quattordici anni. fogli, diari, computer, block notes, qualsiasi cosa mi capitava a portata di penna. a scuola, durante le lezioni, in vacanza, a casa. perchè quando non sei molto brava con le parole, devi pur far uscire i pensieri da qualche parte. non puoi chiuderli a chiave e fingere che non esistono, rischiare di implodere per la forza della ragione, per la sua capacità di porti davanti a problemi, interrogativi e paranoie che credevi non esistessero neppure. e nel momento in cui riesco a dare forma ai pensieri, perdo anche la capacità di esporli in maniera organica e lucida. una cosa segue l'altra, un argomento segue l'altro, solo l'innato bisogno di scrivere. senza costrizioni, senza dover spiegare niente a nessuno. se solo io capisco il nesso logico, poco importa. è una sorta di terapia, per una che ha imparato sulla propria pelle a quali conseguenze arriva quando non riesce ad aprire la valvola di sfogo. e allora continuo a buttare pensieri incatenandoli in parole che saranno sempre inadeguate ad esprimerli come vorrei, cercando di arginare quel flusso continuo che irrompe da una piccola feritoia che fa del suo meglio per contenerlo, ma è destinata a cedere. e qui il flusso si fa sempre più forte, la solitudine certe volte è gradita compagna, altre volte è assordante e spietata nel ricordarti che non sei dove sono le tue radici, che non hai tutto quello a cui eri abituata a portata di mano...che forse a volte le parole dette a distanza possono essere fraintese, o a volte è semplicemente la faccia di un altro essere umano davanti alla tua a frenarti...invece quando scrivi è forse l'unico momento in cui puoi essere te stessa.
Soe