venerdì 6 marzo 2009

la voglia di far bene.

detta così, per carità, sembra pure positiva. non sembra ci sia nulla di male nel voler far bene le cose. studio, lavoro, vita in generale. il problema è quando si esige la perfezione. o peggio ancora quando non si sopravvive senza di essa. per me è un problema legato alle mie insicurezze. non so cosa mi faccia pensare che se sono la migliore in qualcosa gli altri mi vorranno più bene. è un controsenso. in primo luogo perchè chi riesce bene in qualcosa è in linea di massima la persona più detestata, mentre la nostra vanità è soddisfatta da chi ogni tanto incontra qualche fallimento, e ci sentiamo più solidali con questo tipo di persone apprezzandole di più (si, siamo un genere davvero meschino). secondo, perchè sono giunta alla conclusione che l'essere umano ha una maggior tendenza a criticare che ad apprezzare. in parole povere: se non troveranno fallimenti da criticare, si cercheranno qualcos'altro, e sta pure certa che lo troveranno. però questo desiderio di essere la migliore è davvero frustrante e pericoloso. non so perchè io non possa semplicemente essere fiera di me stessa e dei miei sforzi, consapevole di aver dato il massimo, di non aver niente da rimproverarmi e poi il risultato sarà quel che sarà. no. io devo sempre avere il massimo. non solo il massimo, ma anche quella distinzione particolare che ti rende diversa e speciale rispetto agli altri. si, sono egocentrica, narcisista, vanesia, e tutti gli aggettivi con cui vorrete chiamarmi. ma non trovo altri modi per dimostrare a me stessa che valgo qualcosa. non riesco a vedermi coi miei occhi, per cui devo osservarmi e analizzarmi attraverso gli occhi degli altri. e, con le dovute eccezioni, a quanto pare non sono in molti ad amare quello che vedono in me. è così. si dice sempre che gli altri non possono amarti se tu per primo non ti vuoi bene. e questo è il nocciolo della questione. ma tutto si trasforma in un circolo vizioso, io non riesco ad accettarmi se non vedo nulla di buono in me, e non vedo nulla di buono in me se non me lo conferma una fonte esterna. cioè, gli altri. e dirò di più, non ho più nemmeno una gran fiducia nei rapporti umani. forse sbaglio a giudicarli così severamente, magari sono cieca di fronte alla sincerità e la confondo con ipocrisia e opportunismo, so solo che l'interazione tra le persone certe volte mi fa venire voglia di urlare di rabbia. mi sembra di essere capitata in mezzo a un mondo che non è il mio, con parametri e valori per cui il mio cervello non è assolutamente programmato; detto più prosaicamente, mi sento un pesce fuor d'acqua. e tuttavia, essendo così insofferente e indifferente ai rapporti d'amicizia (con le dovute eccezioni) sentendo così acutamente la differenza tra me e loro non riesco comunque a spogliare la loro opinione di ogni valore. anche la persona che detesto di più ha un notevole potere su di me: può ferirmi con il suo sguardo impietoso e critico. anche se non tengo in nessuna stima le opinioni di qualcuno, mi interessa comunque che quel qualcuno abbia stima di me. e ciò è stupido, irrazionale, folle, e davvero poco intelligente, lo so.

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