sabato 28 novembre 2009

non ci sono parole.


Quando ci si scontra con l'orrore, tutto il resto passa in secondo piano. ed è difficile rimanere indifferenti a tutto questo. a questa parte della nostra storia che dovrebbe non solo farci arrossire di vergogna ma anche torcerci lo stomaco dal disgusto per quanto in basso l'essere umano possa scendere. il libro è, come l'autore della prefazione lo definisce, esattamente un 'pugno nello stomaco'. di quelli che ti stendono, ti mettono a k.o. per settimane. di quelli che, purtroppo, passeranno comunque troppo in fretta. come tutti, anche io ho sempre riflettuto sulla tragedia dell'Olocausto e cercato di leggere romanzi inerenti al periodo. ma questo...solitamente abbiamo una sorta di difesa mentale, credo, che prende atto della tragedia, dell'inumanità, del dolore sordo e profondo e dall'altra parte lo spoglia di tutto ciò che è umanamente inaccettabile. perchè oltre una certa soglia, non si può proprio andare. l'immaginazione si ferma, l'immedesimazione si rifiuta, la cosapevolezza vacilla. esiste un limite che è oggettivamente valido, sembra quasi che oltre quello le capacità fisiche del nostro cervello vengano meno.
questo libro ti prende per mano e ti fa saltare oltre il limite dalla prima pagina. ti scuote dalle fondamenta, ti trascina dove la mente sembra rifiutarsi di registrare le informazioni che leggi. è vero, è reale, è accaduto. e ti dimostra che al peggio non c'è mai fine. che forse veramente ci sono occasioni in cui la lingua inciampa nel definire 'esseri umani' dei veri e propri boia, chiaramente mentalmente disturbati, che hanno osato fare tutto questo. questi orrori che fanno accapponare la pelle e che sono impossibili da immaginare realmente. e che sono stati pure programmati. è inconcepibile, e al tempo stesso dovrebbe essere data come lettura obbligatoria a certe persone. perchè è incredibile, e scoinvolgente fino all'inverosimile, ma purtroppo a noi esseri umani veri lo shock funziona da miglior deterrente. col ragionamento non ci arriviamo. e vorrei, vorrei tanto che le persone che si sentono magari fighe e alternative a rispolverare vecchie guardie si chiedano se davvero hanno capito cosa significavano. se hanno provato a immaginare come sarebbe stata la loro vita in quel contesto, se hanno capito il livello inimmaginabile e inconcepibile di orrore e dolore che ha segnato anche i sopravvissuti per il resto della loro vita; la crudeltà, lo spogliare le persone di ogni dignità fino all'ultimo tratto distintivo che consideriamo scontato: il loro essere umani. l'arroganza profonda di ergersi a giudici ed esecutori, il gusto della tortura e dell'infliggere sofferenza, solamente sulla base di una pseudoideologia assurda. vorrei tanto che provassero a pensare cosa succederebbe se per ipotesi, qualcuno si svegliasse domani e decidesse di attuare lo stesso programma di 'epurazione' verso la classe sociale, religiosa o umana a cui questi neofanatici appartengono. se hanno mai minimamente provato a immaginare come sarebbe essere dall'altra parte, e che potrebbero tranquillamente trovarvicisi senza preavviso.
per questo quando sento una qualsiasi forma di intolleranza o razzismo, mi si contorce lo stomaco. specialmente nel calcio, ultimamente, si cantano cori razzisti come fossero filastrocche. non se ne rendono conto?è così, che comincia. e ho il sospetto che ancora troppa gente non se ne renda conto. anche perchè se ne avesse consapevolezza, probabilmente fuggirebbe a gambe levate.

lunedì 2 novembre 2009

autocontrollo

forse il fatto che mancano circa dieci giorni (arrotondando per eccesso) alla mia laurea dovrebbe servire a spronarmi, credo. dovrei aprire quelle stramaledettissime trenta pagine e tirarne fuori un discorso sensato. dovrei essere contenta che tutte le mie coinquiline sono fuori così posso studiare tranquillamente in casa. eppure ancora una volta la voglia è pari a zero. sto cazzeggiando come sempre. più tardi devo pure uscire, e piove che dio la manda. acqua alta domani? bah, altamente probabile. l'atmosfera in casa è tornata alquanto vivibile, l'abbassamento della nevrosi sotto il livello di guardia e una bella serata fuori con degli amici dopo mesi di languore hanno contribuito a rinsaldare il mio autocontrollo. spero che questi mesi passeranno in fretta. per quanto sia vagamente noioso girare per venezia con una caviglia d'acqua (o per lo meno dovrebbe esserlo, ma per me ancora il fascino della novità non si è estinto) è ancora più noioso dover poi farsi pure i 20 minuti di autobus. tanto più che questa non è la mia città. non la sento tale, non sento feeling. dovrò comunque accontentarmi del poco tempo che passo a lezione, in attesa di tempi migliori. il mio autocontrollo ferreo non mi riesce ancora a trascinare via da questo computer verso quelli che sono i miei doveri di laureanda...e poi possibile non essere ancora riuscita a chiamare in segreteria per sapere il mio voto di partenza?? (conoscendomi, poi...)non vedo l'ora passi novembre, oltre ad essere triste e piovoso ci sono anche troppe cose a cui pensare.