domenica 6 maggio 2012

una persona orribile.

ma capita solo a me di sentirmi, a volte, una persona orribile? tutt'intorno a me trionfano i luoghi comuni del volersi bene, dell'empatia e del sacrificio per il prossimo. e io dall'altra parte mi ritrovo a dovermi considerare un essere meschino e egocentrico, dal momento che tutte queste esplosioni di disinteresse e altruismo, alcune volte, le posso ottenere solo fingendo. si, fingendo, ed ho bisogno di scriverlo se no scoppio a furia di rodermi il fegato in silenzio. non basta ingoiare i rospi, devo pure fare la faccia di chi, mentre ingoia, ci prova pure gusto. non ci riesco. o, se ci riesco, prima o poi devo sputare fuori tutta la verità. ci hanno insegnato che si è una brava persona solo se si praticano valori quali umiltà, altruismo, generosità, atti di bontà disinteressata. per una persona come me, che cammina sulle proprie insicurezze come sul classico filo del rasoio da ormai quasi trent'anni, equivale ad un suicidio mentale. significano trent'anni passati a psicanalizzare ogni azione, rimproverarsi ogni parola, ingoiare ogni sentimento o senzazione che non corrisponde a 'quelle giuste' sentendosi pure in colpa perchè, a quanto pare, tutti sono bravissime persone tranne me.
eppure a volte mi fa incazzare. mi fa incazzare da morire che questa debba essere la normalità. se io so fare forse decentemente un'unica cosa nella mia vita, e puntualmente non ottengo le gratificazioni che vorrei, se premettete io mi ci incazzo. invidiosa? certo. egocentrica? a voglia. quella che si crede superiore? sempre. ma almeno io non mi vergogno ad ammetterlo. perchè devono venirmi a dire che sbattere i denti su determinate cose diventa un motivo di crescita per me e di miglioramento della mia autostima? la mia autostima è quella sufficiente a dirmi che non faccio proprio schifo in quello che faccio, per il resto ho bisogno di conferme degli altri. devo fare le cose solo per me stessa? ma non vivo da sola su un'isola deserta. sono immersa nella società e sempre a confronto con gli altri. non è naturale cercarne almeno un po' l'approvazione?
evidentemente sarò l'unica fatta così, almeno sulla base di quanto dicono le altre persone, ma il discorso 'fai le cose per te stessa così poi puoi guardarti allo specchio soddisfatta' per me non tiene. il dibattito interno sull'essere brava abbastanza nelle cose che faccio mi ha portato a crisi di nervi, autolesionismo, depressione e sostanzialmente a non concludere nulla di serio nella mia vita. non scegliere mai un pattern definito, sentirsi sempre allo sbando e senza direzione.
quello che sto cercando di dire, è che non sento per gli altri quello che dovrei sentire. se mi avete visto farlo, è perchè faccio finta, ormai dopo anni di pratica sono diventata bravissima. ma comincio ad essere preoccupata seriamente. le uniche emozioni che mi scuotono veramente sono la depressione e il pianto, quelle è impossibile non percepirle. per il resto,  mi sento un pezzo di ghiaccio. non provo quasi mai niente. ripeto, quello che so che dovrei provare lo fingo, e lo fingo talmente spesso che ormai comincio a credere davvero di essere felice per la persona che ha ottenuto quello a cui puntavo io (al posto mio) e secondo me non lo merita. in realtà mi sento un mostro, che ancora non arriva al punto di passare sopra tutto e tutti per ottenere ciò che vuole. solo il mio autocontrollo mi permette di non terminare la metamorfosi in stronza totale che, a differenza di adesso, tutti gli altri possono vedere. non voglio passare la mia vita a rodermi il fegato perchè non sono la prima in tutto quello che faccio. non voglio essere incapace di provare l'affetto che vorrei per chi mi sta vicino, quello vero, basato sulla stima reciproca e non sul fatto che la persona vicino mi gratifichi dicendomi ciò che voglio sentirmi dire per poter andare avanti. non voglio dover fingere di essere felice per le persone che mi stanno a cuore, vorrei esserlo veramente, senza invidie, senza sofferenze, senza tutto l'amaro in bocca che finora mi ha sempre lasciato tutto.
non vorrei essere me, non lo auguro a nessuno.

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