sabato 27 marzo 2010

The sound of silence.

ho riflettuto a lungo prima di iniziare a scrivere questo post. perchè vorrei muovermi in un campo minato, possibilmente senza fraintendimenti e senza urtare la sensibilità di nessuno. da tempo volevo imparare la lis, anche se non saprei indicare il motivo. forse il problema che ho sempre avuto nella mia capacità di comunicare - a parole- con gli altri, forse il fascino che la possibilità di 'parlare con le mani' esercita. ovviamente entrando così in un ambiente in cui sono presenti molte persone in grado di segnare, mi è capitato spesso di vederle accanto alla macchinetta del caffè o fuori dall'università immersi in chiacchierate col mio professore. il punto in cui voglio andare a parare è: non so ancora che scuola di pensiero voglio abbracciare a proposito della sordità. da un lato moltissime persone - generalmente udenti...- si ergono a 'paladini' delle comunità di non udenti, rivendicando il loro diritto a vedere ufficializzata la lis come lingua vera e propria dallo stato italiano (d'accordissimo su questo punto) spingendosi oltre fino a dichiarare che l'essere sordi è un vero e proprio 'status' i cui appartenenti non hanno alcun interesse a cambiare la loro situazione e vogliono solo che le persone la rispettino in quanto tale. onestamente, non posso proprio dire di conoscere abbastanza persone sorde o quanto meno di saperne abbastanza sulla loro cultura e situazione per poter prendere schieramento o neanche parlarne in maniera sensata; l'unica cosa che posso fare è guardare alla mia brevissima esperienza personale (da settembre scorso fino ad oggi). il mio professore di lis è un sordo madrelingua; la cosa più spettacolare è che fin dalla prima lezione (ovvero fin quando ne sapevo meno di zero a livello di lessico e strutture grammaticali) sono stata perfettamente in grado di capire quello di cui parlava. (ok, uso il termine 'parlava' per ovvi motivi di comodità e chiarezza) l'espressività del viso, l'iconicità universale di alcuni gesti hanno reso necessaria pochissime volte la forma scritta. lui si fa capire, punto e basta. anche se è la prima lezione e non hai mai visto un segno in vita tua. col passare dei mesi mi è capitato anche di trovarmi fuori con lui e fare le così dette chiacchiere di circostanza, della serie ti trovi vicino a fumare la sigaretta e un pò per buona educazione un pò per altro scambi quelle due parole. niente in lui mi ha dato mai l'idea di pensare che la sua sordità fosse una menomazione. a prima vista. ma lui è comunque un ragazzo di circa trent'anni, con la fortuna di aver imparato dalla nascita la lis - fortuna che non tutti i sordi hanno- e abituato ormai da anni a conviverci. ma pochi giorni fa l'ho visto incapace di comprendere una ragazza per strada che gli chiedeva un accendino. oppure ci ha parlato del fatto che ha la patente speciale B nonostante 'sia solo sordo e perfettamente in grado, quindi, di guidare'. ed ho pensato a quelle volte che mentre guidavo un colpo di clacson mi ha permesso di segnalare ad una persona distratta il mio arrivo ed evitare un incidente, e viceversa. insomma...per quanto possiamo essere di supporto all'integrazione, per quanto la lis e altri accorgimenti rendano la loro situazione meno grave possibile, resta comunque il fatto che la sordità è un handicap, e non possiamo negarlo, penso. che poi ci si possa convivere perfettamente e che magari -come nelle discussioni sulla sindrome di down- la mancanza da una parte ti porti alla overcompensation da qualche altra parte non mi sogno di negarlo. in sostanza, è facile (da udenti) dire 'oh-dio-quanto-è-figa-la-lis' ma magari bisognerebbe anche provare a mettere a fuoco che quella è nata da una necessità. provate a immaginare una giornata tipo senza sentire alcun suono. partiamo dalla mattina, ad esempio. alle 8.30 suona la sveglia...ecco, appunto. esattamente ciò che intendevo.

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